La storia |
Soltanto l'estrema debolezza dell'immaginazione,
Quest’attimo di calma diventa occasione per ripensare a tutta la sua vita, il viaggio diventa viaggio di dentro, con dolcezza, con lo sguardo totale e integro che concede solo la vecchiaia. E tocca la sua giovinezza, gli anni da vigile urbano, la sua famiglia, i suoi genitori, la pensione, tutto ciò che l’ha condotto su questa sedia. Ripensa agli attimi decisivi, ai bivi indeterminabili, alle persone necessarie, senza cui non sarebbe in grado di ricostruire così bene la sua esistenza. Giuseppe ripensa soprattutto agli ultimi trent’anni. Trent’anni di viaggi continui. Trent’anni di esperienze in lungo e in largo sulle coordinate di un intero mondo, senza alcuna pausa, senza respiro, senza nessun alibi per fermarsi un attimo, riposare il fiato, il cuore, tutto quel peso che si portava addosso. Trent’anni di ricerca, a suo modo, di un luogo da chiamare casa, di una persona da chiamare amore, nuovamente, da zero, daccapo, come se il passato, quel passato, non fosse mai accaduto. È a questo punto che il pensiero si sottrae al suo controllo, il ricordo diventa aguzzo, fa male, ferisce. E lui non sa più come si gestisce la memoria di una scelta incalcolata. Così, qui, su questa sedia, all’improvviso, Giuseppe ricorda il nodo, il bivio cruciale che più di ogni altro lo ha sospinto in giro per il mondo, in balìa di tutto quello che non aveva vissuto. Ricorda quel giorno, alla stazione di Bologna, un treno che portava altrove, una situazione irragionevole e infelice. Un fischio, una valigia, due mani che si stringono, si lasciano andare. I sorrisi che mancano. Qui su questa sedia, Giuseppe ricorda il crocevia dopo il quale non ha più saputo riavvolgersi, riprendersi, ritornare a gestire la sua vita come se fosse sua, davvero. E non un viaggio in attesa di sciogliere quel nodo epocale, quell’istante in cui tutto si aggroviglia per sempre senza che noi sappiamo capirlo davvero. Quella di Giuseppe altro non è che la storia di una resa dei conti con la vita. E ripensa a lei. Il nodo di Giuseppe si chiama Greta. |