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La lontananza e le lacrime

Di ritorno sembra sempre tutto tuo.

Di ritorno sembra che la porta di casa sia sempre più grande, e la casa più accogliente e il camino sempre appena spento, con quel bel tepore e l’odore di cenere. Di ritorno si assaporano ovvietà dimenticate e familiarità dilaganti, colori consueti, calori generosi.

Di ritorno da una settimana come questa e da Madrid provo coraggio. E so che la sensazione di coraggio non è propriamente una sensazione, ma forse, più precisamente, una virtù, o un atteggiamento.

Sta di fatto che io provo proprio una sorta di sfrontatezza, precisa precisa. Che non è spavalderia, né chissà cos’altro, forse solo la felicità di chi sa che, finalmente, calpesta la strada giusta, quella desiderata. E sinceramente non è nemmeno importante dove diavolo porti, perché certe volte a destinazione nemmeno ci si arriva. Mi sto godendo il viaggio, finestrino aperto e braccio fuori, musica bassa di sottofondo e nulla da portarmi dietro.

E sta capitando che inizio a percepire la lontananza da ciò che c’era. La lontananza che solitamente fa soffrire, piangere, crea mancanze, lavora con la nostalgia. Però mi sta capitando di vivere diversamente la lontananza e le lacrime. Sta capitando che le lacrime non escono, la lontananza diventa sostenibile, interessante, necessaria. Diventa un punto da cui guardare il mio mondo, un punto distaccato e obiettivo, o forse solo un punto più significativo.

La lontananza che diventa necessaria per andare lontano.

In questa settimana son successe tante cose. Facciamo il punto della situazione. Serenamente.

Allora, innanzitutto mi arrivano i primi riscontri dei lettori in anteprima di Quando torna e questo mi conforta. Aldilà delle critiche, minime, su dettagli, finora sono rimasti tutti davvero colpiti. Non è stato facile per me proporre qualcosa dopo Giusto un amore, dopo quell’inaspettato successo arrivato come scirocco d’inverno. Però Quando torna era in cantiere e come tutti i cantieri aspettava d’esser chiuso, aspettava l’inaugurazione.

Eccolo qui. Stretto, elegante e pulito. Mezzo bianco e mezzo verde, arancione, blu. Quattro anni di idee, uno e mezzo di lavoro. E si tiene in una mano, è la storia di un ricordo, un ricordo che si tiene in una mano.

Poi è accaduto che ho accettato di dirigere la collana di Narrativa della nascente EdiLet, casa editrice dalle splendide prospettive. Per i dettagli mi linko alla sezione specifica di questo sito.


Stasera invece ho ricevuto, con il racconto Pensione dal buio, il secondo premio del concorso letterario “La prima volta”, bandito da Meltin’ Pot, un’associazione culturale che pubblica una bella rivista ed è gestita interamente da studenti. Mi hanno anche regalato il libro dell’antologia dei migliori racconti della serata, in cui è presente anche il mio racconto, di cui vedete qui la copertina. Vale la pena visitare il loro sito e saperne di più. Per altri dettagli della serata, venite a leggerlo nella sezione Ricordi.

Ultima cosa: ieri mattina è uscita sul quotidiano “Il romanista”, una recensione di Quando torna a firma di Chiara Zucchelli. Per leggerla potete andare nella sezione recensioni del libro o cliccare qui.

A presto!

Roberto

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