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Ponti senza sponde

I ponti attraversano sempre qualcosa.

Un fiume, un’autostrada, un baratro magari. Ma qualcosa. Perché i ponti servono solo a questo: a unire due sponde lontane. Capita che a volte ci si senta così, come su un ponte che collega due sponde della vita. Alle spalle ciò che sai, di là chissà.

Lucca, ponte.

E così, sul ponte, capita di pensare che si è rischiato grosso a tentare di saltare oltre quello che c’è sotto, perché l’altra sponda è sempre troppo lontana e sotto è sempre troppo alto. Aiuto. Il ponte però è solido, puoi anche saltarci. Il presente è sempre solido, ma sotto c’è la fine. Proprio sotto. Solo che noi la dimentichiamo, e viviamo in presenti apparentemente solidi, ma costruiti poggiando sul passato e sul futuro, su esperienze e speranze. Su vanità.

La sponda che ti lasci alle spalle è lì, e contiene tutto ciò che sei stato. Il passato, come lo chiamano tutti. E le malinconie, i dolori, le gioie, i piaceri. Contiene quel che gli altri sanno e quel che non sapranno mai, contiene le perversioni e le più radicate castità. I ricordi definiti e le macchie che persistono sul fondo della memoria, animate un poco solo da rimpianti.

La sponda che ci attende è sempre lontana, invece. Perché non esiste un futuro da abitare, solo da sperare, da costruire, da temere, da ambire, da desiderare. Da vivere no. Perché il futuro è quella sponda laggiù. Confusa. E non la raggiungeremo mai, forse ci verrà un po’ incontro. Giusto quello. E dovremo esser bravi a farcela bastare. A vivere di quel che ci sembra da qui, da lontano.

E immagino ponti sospesi in aria. Senza sponde, senza rive, senza niente. Solo ponti, su cui siamo condannati. Che non portano e non provengono da nessuna parte. Triste.

Certi ponti sono ridicoli, sarà per questo. Sarà che siamo su certi ponti ridicoli, a volte. Che vanno giù al primo sospiro. Giù. Presenti che non stanno in piedi neppure il tempo di una carezza. Neppure il tempo di un bacio. Nemmeno quello. Viviamo tra passati sempre più lontani e futuri irraggiungibili che ci stancheremo di aspettare.

Viviamo precarietà fingendole stabilità. Ponti senza sponde.

Viviamo convinti che sia così, che lo sarà per sempre, sbattiamo gli occhi e cambia tutto. Come si può? Così come si può?

Roberto

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