La giostra e i polpastrelli
Lo so che a un certo punto ti passa la voglia.
Che vorresti avere lo slancio solito con cui divori sensazioni, assaggi malinconie, accarezzi desideri. Eppure non c’è. Lo so che a un certo punto ti senti un po’ meno proteso all’infinito, un po’ meno slanciato. Un po’ meno vivo. E so che può capitare, che è stanchezza, che è normalità, che è calo di concentrazione, calo di forza, calo di fiato. Lo so.
E so anche che non c’è fretta di spiegarlo, perché chi ti ama sa capire le scorribande che hai nel cuore e che talvolta snaturano un po’ quel tuo tipico, concreto, vorace modo di vivere. Lo so che magari è un periodo, che guardare avanti e provare timore è quanto di più umano possa accadere. E so che finirà, come tutto il resto nella vita. Finirà e lascerà spazio ad altro. Altro ancora.
Ma adesso c’è. E so che si sente. E so che rimane anche dopo una doccia gelida, dopo un pianto, dopo un amore. E so che rimane perché ha un suo tempo, perché solo dopo aver terminato le giornate che gli sono state assegnate smetterà di esistere. Rimane perché persiste ai tentativi di scrollarselo di dosso con violenza, come fanno i cani con la pioggia.
E all’improvviso so che non c’è medicina, che non c’è alternativa, che non c’è dimensione buona. All’improvviso so che non c’è rimedio. So che puoi rincorrere, puoi aspettare, puoi persino cambiare le regole, ma non importa. Non importa. Ha deciso così e rimarrà dentro. E so che quel sentirsi un po’ distanti da se stessi fa parte del gioco, fa parte di quel che può accadere in una vita. E gli approdi, o quelli che sembravano tali, diventano banchine, le ancore si sganciano, il motore è acceso, la vela spiegata. Devi ripartire, senza aver avuto neppure il tempo di scendere a terra. Devi partire verso un altrove, eppure non hai goduto neppure di questo presente.
Cosa resta di ciò che vivi se non l’hai nemmeno accarezzato? Cosa resta di quel che senti se hai avuto paura di provarlo? Cosa resta di ciò che hai nel cuore se nemmeno sai dargli un nome, una definizione abbozzata, un colore? Eppure so che tutto passa come la brezza di primavera, che dà persino il sentore di fresco, e nemmeno fai in tempo ad avvertirla sulla pelle che già è sulla pelle di qualcun altro.
E il senso di questo andare senza fermarsi mai qual è? Perché devi rincorrere luoghi se nel cuore non te ne porti dietro nessuno?
Hai sempre pensato che il senso fosse fermarsi, godere, di un paesaggio, bersi un caffè freddo, morsicare pane e prosciutto. Restare, cavolo. Restare. E annoiarsi, scavarsi il cuore, decidere in silenzio il da farsi. E invece corri. Corri. Corri come un pazzo senza destinazione. Corri come un pazzo senza parole, senza gioia, senza nulla che non sia la semplice gamba che rincorre l’altra e viceversa.
Fermati. Fermati. Scendi dalla giostra. Scendi dalla giostra. Lo so che è difficile e so che quella giostra sembra la vita. So che sembra tutto ciò che hai. So persino che per molti è proprio la vita. E so che scendere sembra morire, sembra lasciar perdere tutto. Ma la giostra gira perché c’è qualcuno che la fa girare, e ci sono posti stabiliti e lucine colorate messe lì per fare effetto.
E il panorama, il panorama cavolo. Il panorama è sempre quello e ti gira intorno per una vita. Ti gira intorno per sempre. Scendi. Scendi e sforzati di restare in equilibrio. Chi è stato su una giostra per una vita continua a girare anche quando è sceso. Resta in piedi, puoi farcela, e quando sentirai di aver guadagnato quell’equilibrio che sulle giostre si perde sempre, allora guardati intorno. Scoprirai che c’è altro. Fai qualche passo, allontanati dalla giostra. Vedrai montagne e laghi, vedrai colori meno accesi, forse, ma veri. Colori veri. Non lucine, fiori. E vedrai laghi, vedrai persone che camminano senza girare. Vedrai tutto quello che c’è sempre stato ma non hai visto mai.
Sarà quello il momento. Quello lì. Tirerai fuori i polpastrelli. Ti serviranno come mai prima. E scoprirai che non servono solo per tenersi su quel cavallo lucido. Comincerai ad appoggiarli ovunque. E sentirai, e sentirai. E il mondo attraverso le mani arriverà al tuo cuore. In quel momento guarderai la giostra, laggiù, il lago, accanto, e ti strofinerai i polpastrelli.
E chissà, tornerai a vivere veramente.
Roberto