Districare distanze
Non fare finta di niente. Sei tornato.
Finito agosto, finiti la sabbia e i ciottoli, finiti i ricordi che ricorderai e le parole che hai parcheggiato nella memoria come tante piccole Smart , in attesa di infilarle in qualche parcheggio sensato e migliore. Finito il bermuda quadrettato, le carezze del vento della sera e il cielo zeppo di stelle.
Finiti i freschi e la giornata semplice, che non si può nè si deve programmare. Finite le ciabatte aperte e le fotografie. Finita un’altra delle estati di una vita.
E pensavi forse di non ritornare. Pensavi che là fuori fosse un concetto stupido, forse inutile, forse fuoriluogo. Invece ci sei tornato. Lentamente, controvoglia, titubando sulla soglia di una porta per timore dei temporali. Pensando sempre di avere indosso i vestiti sbagliati, un sorriso inadatto, i capelli troppo corti.
Poi fuori. Verso la nostra personale vita. Verso i progetti lasciati in standby come una tv di notte, verso i sentimenti lasciati a seccare al sole come fichi. Quando ritorni da una distanza ti accorgi che nella tua vita c’è confusione. Confusione di intenti, di gente che entra e esce come se il tuo cuore fosse un locale estivo. Sarà che guardarsi da lontano aiuta a focalizzare, sarà che gli scorci più veri sono quelli che concepiamo per intero, da una distanza giusta, nè troppo in qua nè in là.
Ogni volta che mi allontano dalla mia vita capisco che c’è da fare. E mi propongo mille cose, piccoli interventi di restaurazione interpersonale, colpi di stucco alla socialità, o alla mia realizzazione interiore. Propositi nuovi per il mio tempo libero, propositi più esatti per i miei desideri.
Ma poi ogni anno, ogni autunno, inghiotte quasi tutti questi miei nuovi tentativi prima ancora di essere tentati. La velocità, forse l’ansia, il tempo che scorre e le malinconie più assurde, rendono tutto esattamente come prima. Ogni volta. Solo quei propositi che sopravvivono all’autunno, pochi, rappresentano il cambiamento. E valgono molto perchè distinguono il futuro dal passato.
Perchè la routine, forse, appiattisce come ferri da stiro. E viviamo come se fosse più importante vivere che godersi la vita. Assurdo. Assurdo.
Quest’anno, da lontano, ho capito che nella mia vita il problema più grosso è districare le distanze che proprio la vita non fa che costruire. E penso sia il caso di districarsi e districarle, ritrovarsi in ogni situazione con in mano il filo più corto possibile che ci colleghi ad ogni persona a cui vogliamo bene, per cui proviamo stima o rispetto. Districare distanze come necessità e come sinonimo di rapporti più sani e sinceri, di vite più intense e persino divertenti.
Districare distanze come unica possibilità di vivere davvero come si vuole e come si crede, senza compromessi nè falsi buonismi.
Senza parole, senza altro. Le parole nascono dalla vita, anche se a volte sembra il contrario.
Roberto