Improvvisamente sento
Improvvisamente mi ritrovo alla fine di tante cose.
Al gesto finale, al sipario, ai saluti, al congedo. Non è vero che gli addii sono dolorosi. Non sempre. Non per forza. Dipende cosa lasci, perchè e dopo quanto dolore. Ecco, sto dicendo addio a diversi aspetti di una vita, aspetti lampeggianti che hanno sempre meno la forza per illuminare.
E si sa, alla fine ogni cosa va al posto giusto. Quando finisce, ogni cosa va al posto giusto. Assume la sua reale dimensione, la sua reale consistenza. E lo fa perchè si allontana e noi finalmente la mettiamo a fuoco per ciò che è realmente. Vera, finta, grande, ridicola.
Improvvisamente dico addio. E comprendo che lo contenevo già, lo contenevo da tempo. Ma aspettavo il tempo giusto. O il tempo inevitabile. C’è un tempo giusto per dirsi addio? Forse. O forse un tempo vale l’altro, perchè da quel momento si prosegue per conto proprio, lungo strade solitarie. E cosa c’è dopo un addio?
Improvvisamente dico addio. E non è un addio a delle persone che ho amato, non soltanto. Si tratta di un addio discreto, di quelli che a metà spettacolo, in penombra, ti alzi dalla sedia di velluto e esci dal teatro. Un addio che cambi numero e al diavolo chi ti cerca. Dico addio a un modo di essere soprattutto. A un passato che passa in fretta e un futuro che non arriva mai. Strano. A volte ho la sensazione opposta. Che il futuro sia proprio dietro l’angolo e il passato sia lontanissimo. Vacci a capire.
L’addio che sento nel cuore è denso. E mi rendo conto di quanto sia bello lasciarsi alle spalle ricordi precisi, esatti. Ricordi che forse sfumeranno nella memoria come gli altri, ma che almeno avranno la dignità di avere avuto confini meno incerti, meno fluttuanti. Ricordi che aprono sempre, quando bussi alla porta della memoria. Ti fanno sedere, e cominciano a raccontarsi. Quei ricordi da cui ti sembra di dover ripartire.
Improvvisamente mi sento sciocco. Penso a quel che è stato, a quel che spero sarà e il gap mi sembra incolmabile. Improvvisamente troppe cose mi sembrano incolmabili. Le distanze, i sentimenti, i desideri, le carezze. Improvvisamente sento che non basterebbe ricreare certe atmosfere per tornare a riderci dentro. Sento che non basterebbe avere la forza per vincere la battaglia. Ma sono felice, e questo forse è sciocco davvero, perchè non ho da rimpiangere niente che derivi da mie scelte sbagliate. Magra consolazione. Come se non avere rimpianti rendesse felice.
Il mio è un settembre di pioggia. Pioggia che cade, senza farsi male, struscia sui marciapiedi dell’anima e finisce nei tombini della malinconia. Ecco, settembre è questo per me, malinconia. Mi ricorda tante di quelle cose che non so cosa mi ricordi, alla fine. Improvvisamente piove. E mi sento sciocco, l’ho già detto, perché non ho mai l’ombrello. Non l’ho mai portato, non l’ho mai comprato. Inutile. Inutile l’ombrello per le piogge di dentro.
Improvvisamente mi sento uomo. Uomo nel senso molto meno prevedibile di essere umano, non di uomo maturo. Mi sento un essere umano, nella finitezza angosciante che comporta, e ho quel porco vizio di aggrapparmi ai ricordi, di vivere ieri sempre oggi e di dare una copia delle chiavi di me stesso a tutti quanti. Improvvisamente ho voglia di neve. La neve che tiene a distanza col freddo. Ho voglia di paletot e caminetti, di castagne e cioccolata calda. Di baite di montagna e amori ripetuti come preghiere in un rosario.
Non ho granché di chiaro, improvvisamente. Solo che amare è ancora il miglior modo per farsi amare, secondo me. E credo anche che non sia sufficiente, spesso. Ma che sia necessario, sempre. Improvvisamente comprendo come ad amare non si sbagli mai, anche di fronte ad addii dolorosi, a distanze siderali, a distacchi irreversibili. Amare è il miglior modo per amarsi. Non vorrei che questo termine fosse ridotto all’amore tra due persone. Quando dico amare intendo un sentimento che contagia anche ciò che facciamo nella vita, il nostro lavoro, i nostri sogni, i progetti, le amicizie, la famiglia, le speranze. Amare tutto ciò che siamo, che possiamo diventare, che diventeremo.
Improvvisamente accadrà. Accadrà che ci ritroveremo da qualche parte e non ricorderemo come ci siamo arrivati. Dunque calma. Cerchiamo di guardare fuori. Cerchiamo di respirare. La vita non passa due volte sugli stessi paesaggi. Sarebbe un peccato perdersi certe meraviglie.
Ecco quel che sento, improvvisamente.
Roberto