Quando tornano i conti
I conti tornano quando hai smesso di aspettarli. All’improvviso.
Tu hai appena chiuso la porta, ti sei ritirato, fuori pioveva a dirotto, la pioggia batteva sulle imposte, ticchettava sui vetri, bagnava fino quasi alla soglia della tua persona. Sei rimasto lì a guardare, sperando smettesse presto, che avevi molto da fare, ma dovevi farlo al sole.
Così ti sei seduto sul divano, hai deciso di riposare. Il riposo è necessario quanto tutto il resto, e si decide, eppure spesso l’hai dimenticato, hai corso a perdifiato e ti sei perso le gambe per strada. Hai dimenticato i paesaggi, hai pensato solo ad arrivare, non ad andare.
Adesso ti viene da ridere, si vede.
Sei qui, rilassato. Hai scoperto quanto sia risanante guardarsi negli occhi, darsi tempo, ascoltarsi. Hai scoperto che dentro c’è molto più spazio di quanto ce ne sia fuori. Hai scoperto che esige tempo e che il tempo che va a finire dentro è Tempo, Tempo per sé, e vale di più.
Ti sei mancato. Hai sentito la mancanza di te stesso. Dov’eri finito? Che importa, eccoti qui. Quando hai smesso di cercarti, ti sei ritrovato. Sono bastati un po’ d’oceano, qualche lacrima, un tram giallo e il desiderio di tornare qui, dove pensavi di sopravvivere e invece vivevi già. Guardare la tua vita da lontano te l’ha fatta sentire vicina, prossima a questo tuo esistere che spesso disprezzi ma che poi, in fondo, è ciò che più ti appartiene e ciò da cui non vuoi prescindere.
Le parole sono finite, o sono in pausa al termine di una nuova storia appena raccontata, in attesa del canale, dei binari, di quel che ci vuole per arrivare dove sanno. È sempre la stessa la sensazione che ti coglie al termine di un romanzo. Ti senti vuoto, come se quelle pagine si fossero portate via non solo ciò che volevi, ma anche tutto ciò che non hai saputo trattenere. E devi riprendere a vivere, per poter scrivere ancora.
Cos’è davvero la scrittura? Solo una parentesi tra due attimi di vita? O forse è la vita che è una parentesi tra due storie raccontate con tutta la vita che si riesce ad accumulare nel frattempo? Chissà. Chissà perché si scrive, e chissà perché si resta. Sai solamente che adesso, su questo divano, con fuori un violento temporale, vorresti saper contare le gocce, sapere quante ne restano, prima di poter uscire ancora, tornare lì, dove ti senti uomo, dove ti senti bagnato forse, ma vivo.
C’è una voglia spassionata di camminare, non importa neppure dove, neppure quando, neppure perché. Importa solo con chi. Importa che siamo nostri. Importa che ci sentiamo presenti a noi stessi. E importa che dentro ci si senta accesi, come quei fari di cui hai già parlato. Perché ci si stanca anche di indicare la rotta agli altri se poi nel nostro cuore domina il buio.
Hai cercato di fare conti per una vita. Sei impazzito dietro calcoli disumani, dietro congetture improbabili. Adesso, che ti sei distratto su un divano comodo, improvvisamente tornano da sé. Che strano fare i conti coi conti che tornano perfettamente. Nulla da eccepire. Nulla da questionare.
E adesso? E adesso che la vita va dove volevi? Che farai? Che farai senza lagnarti, senza lamentare insoddisfazione, senza rincorrere obiettivi sempre più grandi? Non sarai più tu, e ti viene da ridere, perché pensi che quei bivi senza cartelli portavano da qualche parte lo stesso.
E se fosse crescere tutto questo?
Roberto