Oggetti smarriti
Quante cose perdiamo nella vita? Quante persone?
Quante sensazioni, che condividevamo con qualcuno senza saperlo e che ci facevano stare in uno stato di inconsapevole dolcezza, all’improvviso non le proviamo più?
Io, dal canto mio, ho perso troppe cose. Ora è chiaro. Troppe troppe, più di quante avrei saputo immaginarne, più di quante un cuore solo sappia sostenerne. Perché a forza di dire addio si impara a dimenticare. E io, mio malgrado, sto dimenticando.
Mi resta in mano solo questa lista di oggetti smarriti, oggetti di dentro, scritta di fretta su un foglio stropicciato, che stavo gettando via insieme ad altre cartacce e che adesso ha il compito di farmi ridestare nel cuore quel che non c’è più. Assomiglia a un elenco di caduti in guerra, solo che i caduti sono i ricordi e la guerra è la vita.
Andiamo con ordine, vediamo che dice questa lista che sembra una lista della spesa e invece è una lista personalissima di ciò che ho perduto.
1 – Ho perso innanzitutto una serie di lenti con cui guardavo il mondo, una serie di attitudini e di predisposizioni, una serie di passioni e di incanti, che a conti fatti mi mancano. Ne sento nostalgia. Ma credo che certe perdite siano irreversibili, è l’età, forse la vita, forse il tempo. Sta di fatto che ti guardi nelle tasche e non li trovi più.
2 – Ho perso, poi, il filo con cui tenevo legate le cose. Le cose belle, dico. Le cose vere. Avevo una sorta di ragnatela di intenti, di sentimenti, di gioie, in cui andavano a finire la voglia di vivere, l’ambizione, il sorriso. Chiamarla ragnatela è un modo di dire, tant’è che non erano prigioniere e sono volate via. E quel filo sottile, ma utile come poco altro, non c’è più, non lo trovo, l’ho perduto.
3 – Ho dimenticato le scarpe buone, maledizione. Le avrò lasciate da qualche parte, chissà, o magari le avrò consumate fino a perdermele per strada. Adesso sono scalzo. E la terra è arroventata. Già so che di scarpe buone come la gioventù non ne avrò mica, però ho voglia di andare, di correre, di scalpitare. Ho voglia di non fare attenzione ai sassi, alle buche, ai rovi. Solo seguire questa direzione. Solo quello.
4 – Ho perso fotografie. Ne ho persi album interi, rullini zeppi, e di certe persone non ricordo neppure il viso, neppure l’espressione migliore. Neppure gli occhi. Sono nomi che galleggiano sulla memoria come navi senza bandiere. Certe persone sono isole che ho contaminato e da cui sono partito troppo presto, per quella maledetta furia di fuggire che è presagio della paura di appartenersi troppo. A volte sono voluto tornare, ma i porti delle persone che abbandoni sono sempre troppo poco disponibili a riaprirsi.
5 – E ho perso parole. Ne ho perse migliaia. Parole come oggetti smarriti che dimentichi di possedere, che dimentichi di avere, e ne cerchi altre, le rincorri, le pretendi, le acquisti, le desideri. E non sapevo di avere dentro me tutte le parole del mondo. Ho perso tante parole e, dunque, tanti pensieri che quelle parole veicolavano. Con quelle parole ho perso tutte le storie che quelle parole sapevano raccontare. A volte si crea un legame tra parole e sentimenti, un legame che dà alle parole più senso di quanto ne sappiamo avere e crea pensieri nuovi. Nuove idee. Nuove risposte. So che ci sono oggetti di dentro, arredi dell’anima, che ci caratterizzano tanto quanto un modo di essere, un modo di apparire, un modo di vivere. Ci sono frammenti di dentro che valgono il nostro tutto, la nostra essenza, il nostro io.
E dove vanno a finire gli oggetti che smarriamo come chiavi, portafogli, ombrelli? Dove vanno a finire? Cosa posso fare per riaverli indietro? Posso protestare? Posso reclamare? Non esiste un ufficio oggetti smarriti della vita? Chi lo sa mi dica qualcosa, per favore. Che c’era un grande valore affettivo tra me e quella roba.
Insieme a tutto questo, sapete, ho perso molto altro, e a piè di questa lista sarebbe da aggiungere molto, ma insieme a tutti questi oggetti smarriti ho perso anche la persona che ero e non sono più. Io non sono più quell’uomo lì. Non ho che la stessa origine, le stesse radici, ma il resto no. Il resto l’ho perduto, l’ho smarrito lentamente come una foto che sbiadisce all’aria.
Non so con esattezza quanti oggetti ho smarrito nella vita, né quanti mi sono caduti inavvertitamente dalle tasche. So che capita così. Li cerchi e non li trovi. Li cerchi ancora e non li trovi più. Poi li ricordi per un po’ e infine li dimentichi. E quando li ha dimenticati hai smesso di smarrirli, perché quel che ci appartiene si ricorda.
Ci illudiamo di avere tutto. Mi capita spesso. Ci illudiamo di avere molto. Ci illudiamo di avere. Di avere. Di avere. Mai che pensiamo a essere. Io ho rincorso qualcosa e quando l’ho afferrato non era niente. Ho pianto senza ragione, e riso senza sorridere. Adesso rivorrei tutto indietro, tutto quanto.
Le lenti, le scarpe, i fili, le fotografie.
Per smarrire tutto di nuovo.
Roberto