Hanno detto,  Non per sempre

La recensione di Giulia Bigelli su “In limine”

L’ETERNITA’ DELL’AMORE VIVE PER SEMPRE?

Giunto al suo terzo romanzo1, Roberto Pallocca torna a parlare, almeno ad una prima lettura, di sentimenti. La crescita stilistica e narrativa sono presenti sin dalle prime pagine: il linguaggio giovanile e mai banale,   il lessico schietto, descrittivo e mai retorico, la bravura nell’usare esempi di vita quotidiana per narrare un qualcosa di molto più profondo, rendono la lettura di Non per sempre piacevole e scorrevole, accattivante e coinvolgente.

La storia narra il percorso personale e relazionale che Vittoria e Roberto vivono durante gli anni universitari, ai nostri giorni. Ma il romanzo non inizia da qui. Quello che potrebbe sembrare un flashback, poche pagine dopo si rivela essere la vera essenza del romanzo; appena il tempo di cominciare a capire chi siano i due protagonisti, che ci si trova coinvolti nelle loro vicende, nella nascita del loro amore.

Dalla descrizione minuziosa ed ironica del primo incontro, dell’atmosfera magica creata in riva al mare, fino alla narrazione della nascita dell’Amore, delle delusioni, della rabbia, delle bugie, del malessere. Non solo il racconto di una storia, bensì la creazione, da parte dell’autore, di tutta una fitta rete di sentimenti ed emozioni. Di pari passo procedono la vita emotiva e quotidiana dei personaggi, continuamente si intrecciano, una lascia spazio all’altra per arricchirsi e completarsi. Caratteristica dell’autore risiede infatti nell’alternare capoversi semplicemente descrittivi con parti più specificatamente “saggistiche”, quasi a voler spiegare in maniera più chiara ed esplicita ciò che, attraverso le immagini, accenna solamente. Frasi inaspettate tra una scena e l’altra che colpiscono, viene voglia di sottolinearle per renderle ancora più salde al testo, alla memoria. Ecco così che emergono le definizioni di cosa siano l’amore, il tempo, l’amicizia, la crescita e la maturità personale e relazionale. Un romanzo sentimentale nel senso più genuino del termine, un romanzo in cui i sentimenti, quelli semplici, quelli di tutti, prendono voce e assumono forma, un romanzo in cui le descrizioni delle emozioni e degli affetti vengono valorizzate, sentite forse maggiormente rispetto alla narrazione di alcune vicende. Ma non solo.  L’originalità delle parole semplici e allo stesso tempo profonde con cui Pallocca scrive della sfera affettiva, non avrebbe la stessa eco se accanto non vi fossero le vite dei protagonisti con tutte le loro vicende quotidiane, fatti appartenenti alla vita di Vittoria e Roberto ma in cui si può identificare qualsiasi lettore. Un romanzo empatico.  Questa la sua vera bellezza e il suo vero punto di forza. Già dalle prime pagine ci si sente coinvolti, curiosi di sapere quel trolley e quella ciabatta rossa dove accompagneranno Vittoria, le pagine scorrono velocemente come la macchina di Roberto che quella sera è così vicino a Vittoria, eppure ancora così lontano. Sin dall’inizio, mentre si legge, si cerca anche di immaginare cosa accadrà ai due protagonisti nelle pagine successive, negli attimi successivi, negli anni a seguire. È facile affezionarsi ai personaggi, sorridere, sperare o provare rabbia con loro, con questi due estranei che diventano così familiari perché incarnano le vite, le gioie e le paure che tutti si trovano ad affrontare.

Vittoria e Roberto si conoscono all’università, il primo giorno di lei, uno dei tanti di lui. Tra uno scherzo e un libro da fotocopiare una scintilla scatta. Il tempo si ferma…per ricominciare da qui, dall’istante in cui tutto assume una luce diversa e in cui il futuro non è più un’oscurità da vivere da soli, bensì diventa una strada che da due punti parte, per poi sfiorarsi e procedere insieme, parallelamente, quasi a coincidere e fondersi. Nasce una storia d’amore fatta di progetti, passione, esami da superare, una maturità personale da raggiungere in due. È questo il momento in cui Vittoria smise di essere donna, e ci diventò, è questo il momento in cui Roberto si impegna per realizzare i suoi sogni e quelli della persona accanto a lui. Tra anniversari da festeggiare e piccoli lavori per raggiungere la prima indipendenza economica, poco a poco qualcosa cambia, la routine della quotidianità sembra ledere quel castello in cui le vite dei due ragazzi erano diventate la reificazione dell’Amore, quello vero, quello che tutti sognano e a cui tutti aspirano. Poco a poco quella relazione così intensa perde un qualcosa di indefinito e inspiegabile che porta Roberto a vedere altrove. Separazione, rabbia, delusione, lacrime, silenzio. Vittoria mette in discussione tutto: la sua vita, le sue amicizie, l’amore. Vittoria è sola, così come Roberto, soli ma forse non per sempre. Il destino a volte gioca per noi più di quanto si possa immaginare, mette in atto quel pensiero, più o meno consapevole, che ci fa compagnia in un’ennesima uscita con l’ennesima ragazza che non è Lei, che non fa nascere quel sussulto allo stomaco, quel battito, inconfondibile, dell’Amore. Le vite ormai separate dei protagonisti sembrano mantenere degli elementi comuni che fanno sperare ad un ritorno insieme, ad un nuovo futuro da condividere. Il lavoro precario, l’insoddisfazione che si prova nel cercare di vivere nuove relazioni, la vera amicizia sempre più difficile da incontrare, il Natale che non è più felice e gioioso come un tempo, la laurea conseguita, il pensiero dell’altro che a volte tiene compagnia, a volte ancora fa male. Aspetti di vita quotidiana che prima hanno diviso, possono tornare ad unire? Il tempo unisce o divide l’amore?

La parte più bella del romanzo è tutta concentrata nella seconda parte: sorprese, scene inaspettate, capovolgimento degli eventi, decisioni che mutano il corso del destino fanno si che il lettore divori le pagine con curiosità e coinvolgimento estremi. Poi ci sono le metafore, meraviglia tra queste righe, che fanno sorridere e allo stesso tempo riflettere; oggetti banali che racchiudono quei concetti di Amore e relazione che l’autore ha spiegato nell’intero libro, scarpe che camminano vicine tra la folla e che tra la gente possono perdersi, un pesce che estasiato nell’ammirare le stelle nell’acqua, cerca di raggiungerle perché sembrano così vicine ma rimane deluso quando comprende che c’è un intero cielo che li divide. E Vittoria e Roberto sono li, insieme fino all’ultima pagina, uno di fronte all’altra e il lettore che li osserva e si interroga sul loro destino attende lì con loro. Il coinvolgimento emotivo nella parte finale è ulteriormente potenziato poiché è questo l’unico momento in cui l’autore fa parlare i personaggi con il discorso diretto. Sembra di conoscere la loro voce. L’autore non lascia nessun particolare in sospeso: i minimi dettagli della vita quotidiana riportano alla mente le domande riguardanti il legame tra l’amore e il tempo. Ci sono un  sempre e un per sempre nell’Amore, ma c’è anche un mai che poi è difficile rendere di nuovo un tempo condiviso. Se l’eternità in sé non è per sempre, è in quell’istante magico che il tempo diventa atemporale…ed è per sempre! La scelta di Vittoria e Roberto è qui: rendere quel mai di nuovo un per sempre!

Fino alla fine Pallocca lascia al lettore quegli spunti per immaginare, per chiedersi quale sarà la successiva decisione dei protagonisti ed è questo che rende la lettura ancora più piacevole. Un romanzo che si legge tutto d’un fiato grazie alle scene che si susseguono veloci ma sono descritte in una precisione quasi maniacale, al linguaggio chiaro e giovanile nonostante i temi che, tra le righe della storia, l’autore è intento ad affrontare e poi c’è la curiosità che Pallocca, in ogni suo romanzo, riesce a generare nel lettore. Un romanzo empatico, che, nel girare l’ultima pagina, fa fantasticare che ci sia ancora un pezzetto di vita di Vittoria e Roberto da leggere.

Giulia Bigelli sulla rivista “In limine” – dicembre 2009


 1 Gli altri romanzi sono: Giusto un amore, ed. Sovera, 2006; Quando torna, ed. Robin, 2007.

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