La recensione di MARCO PINCHERA (su Nuove proposte)
L’amore è il tema principale del libro di Roberto Pallocca, “Giusto un’amore”, edito dalla Sovera editrice. Una storia densa e rapida dall’inizio alla fine, senza indugio. L’autore racconta qualcosa di sé stesso, anche se la volontà è quella di non farlo capire.
Roberto, perché “giusto un’ amore”?
«Inizialmente il titolo doveva essere “un’amore giusto”, che è il nome del libro che ha consentito a Gianni Frestella, il personaggio principale, di raggiungere la notorietà».
Come è avvenuta la scelta dei personaggi?
«Sono stati inseriti in categorie da me volute mentre scrivevo: Gianni, esperto che viene fregato da ciò che pensava meglio di conoscere, ovvero l’amore; Cecilia, la moglie, che si fida ciecamente al punto da non pensare mai che possano esserci problemi in un rapporto, per quanto veda suo marito strano e preso dietro a mille progetti; ed infine Therese, che ho scelto di far stare su una sedia a rotelle, per rompere gli stereotipi».
La forza di Gianni dove sta?
«Sicuramente nel suo essere in dubbio. Non ha tenuto in considerazione che in amore esistono tante variabili».
Invece Therese?
«Dovrebbe far pena e invece fa rabbia, perché riesce a stravolgere qualcosa di impensabile. Quasi la invidiamo perché fa cose che le persone più normali di lei non fanno».
Quanto tempo hai impiegato a scrivere il tuo libro?
«Solo due giorni. Il primo giorno ho scritto all’incirca le prime cinquanta pagine, il secondo mi sono dedicato al finale. Se avessi scritto subito il finale, molto probabilmente sarebbe stato un finale di Roberto e non del protagonista. Per quanto vi può sembrare strano, dovevo parlarci con Gianni, e mi sono reso conto che il personaggio prendeva sempre più forma e consistenza e che doveva essere lui a decidere quale fosse la cosa più giusta da fare».
La tua idea sull’amore?
«C’è molto in questo libro. Credo nell’amore giusto, vissuto con quotidianità interessante, perché si rischia troppo spesso di essere assuefatti senza rendersene conto. Bisognerebbe rendere interessante ogni momento, è l’unica strada per amarsi in questo modo e non per garantirsi amore. “L’amore è eterno finche dura” è una frase di uno scrittore francese. Ecco, l’importante è percepirlo in questo modo, viverlo fino a che lo si percepisce come tale, cioè che possa durare per sempre, anche se non lo sarà, ma viverlo così perché degno di esserlo vissuto. Parlare d’amore è sempre un rischio. Bisognerebbe viverlo come ultimo per non avere rimpianti».
La scelta della copertina?
«Inizialmente doveva essere una rosa in bianco e nero bagnata da gocce di rugiada, posata su un tavolino. Amore e Psiche rappresentano l’amore e sentimento, il motore di questa storia».
Che ti aspetti dai lettori?
«Mi aspetto tanto dal momento in cui inizio a percepire il mio operato come un buon lavoro. Sono fiero e innamorato delle cose che scrivo quando ho la percezione che siano buone. Scrivo per trasmettere emozioni, comunicarle ai lettori. Chiunque ha letto il mio lavoro non l’ha trovato né scontato né banale, nessuno è rimasto indifferente. Quando ciò che scrivo ha valore per qualcun altro, allora ho raggiunto il mio scopo».
Per uno scrittore esordiente quale è la cosa principale?
«Essere ricordati è fondamentale».
Marco Pinchera
(Recensione uscita sul numero di Gennaio 2007 della rivista Nuove Proposte)