L’anno buono
È l’anno buono questo, lo dicono in tanti.
E ognuno dentro sé lo spera buono per un ambito che gli sta a cuore, per l’ambito di cui forse ha più bisogno, o sente di più la mancanza.
È l’anno buono per uscire dalle crisi, dice qualcuno, e trovare finalmente un lavoro fisso e ben retribuito, un’occupazione che realizzi le nostre ambizioni, qualche soldo di più in tasca, qualche piccola soddisfazione colorata.
È l’anno buono, sussurra qualcun altro toccando ferro, per innamorarsi, afferrarsi il cuore e metter su famiglia, magari, e comprare casa, fare bambini, l’anno buono per credere nell’amore, crederci di nuovo, crederci da zero, senza che i precedenti spinosi contaminino il futuro.
E qualche adolescente freme, sarà l’anno della sua prima volta. Dei primi baci, dei primi amori, delle prime coccole appassionate dentro una macchina sgangherata. Sarà l’anno delle prime vacanze estive passate lontano dalla propria famiglia, a contorcersi al sole della limpida passione giovanile, che non calcola.
È l’anno buono, urla qualche squilibrato, per iniziare a farsi rispettare. Che la gente ha stufato di pensare solo a sé, è egoista, cinica, non sa più cos’è l’amicizia, cos’è il rispetto. Ecco, questo è l’anno buono per esigerlo il rispetto, e insieme ad esso lo spazio per sé, ed evitare che gli altri ci invadano. Con l’anno vecchio buttiamo via anche le persone che si sono esaurite, quelle che non vogliamo più accanto. Via. Via lontano.
Ed è l’anno buono per andare da qualche parte, magari, dopo anni di viaggi solo sognati, solo ambiti, visitare luoghi che abdicano persino all’immaginazione, luoghi che esistono e che avremmo tranquillamente potuto non visitare mai. Invece li abbiamo scelti e quest’anno finalmente li vedremo. E ci resteranno impressi a fuoco nell’animo, appoggiati sulla credenza del cuore, a fare compagnia per l’eternità.
Ed è l’anno buono per finire gli studi, per iniziarne di altri, per andare alle terme, finalmente, per imparare una nuova lingua, per leggere di più, avere idee fantastiche, comprare la macchina nuova, scrivere un libro, capire meglio cos’è lo yoga e se funziona veramente. È l’anno buono per progetti rincorsi da tempo, per quell’altalena da montare in giardino, per iniziare a prendersi cura di un gattino bianco e nero, per imparare i nomi delle costellazioni, delle spezie da cucina, degli alberi. È l’anno buono per piangere meglio, per ridere a crepapelle, per imparare a fare a meno delle persone che abbiamo amato e non amiamo più. È l’anno buono per crescere. È l’anno buono per crescere di un anno.
Ed è l’anno buono, dice qualche deluso dalla vita, per incontrare finalmente persone interessanti, con cui condividere intenti, e iniziare a ritagliare pezzi di quel collage che chiamiamo futuro. È l’anno da cui ripartire per cambiare la nostra di vita, arricchendola di persone che sappiano valorizzarla, renderla più accesa, più pulsante. È l’anno buono per comprendere le nostre ricchezze interiori, le nostre vocazioni, e perseguirle come chiamate divine, a scapito di tutto il resto.
È l’anno buono, per tutto. Per tutti. Non si morirà più e non ci sarà un amore, uno solo, che finirà ingiustamente. Non ci sarà un tradimento. Non ci saranno lavoratori onesti che si ritroveranno senza occupazione, non ci sarà neppure una lacrima inutile, non ci saranno sprechi e fame, freddo e caldo. Chi sbaglia verrà punito, chi merita verrà premiato.
Sarà l’anno buono persino per chi non crede all’esistenza degli anni buoni.
E non sarà l’anno di mille addoloramenti, non pensateci, tranquilli, non succederanno catastrofi naturali, né attentati, né guerre, o carestie. Balliamo. in quel valzer di speranze a cui spesso si riduce la vita umana. Balliamo. E quando la musica verrà interrotta, com’è prevedibile, consueto, anche crudele, di fronte a manifestazioni palesi di disincanto, torneremo a renderci conto che questo non sarà solo l’anno buono, ma l’ennesimo anno buono per molto, così come l’anno pessimo per altro.
I propositi di un anno fantastico, i sogni indiscriminati, le speranze piene, i desideri ipocriti sono solo armi. Armi che feriscono soltanto, se siamo fortunati. Perché si sogna senza limiti, e ma ci si scontra coi limiti della vita di ogni giorno, con le sue rose, le sue spine, le sue erbacce, i suoi clamori. Ed è guerra impari, è sangue, è frustrazione. Bisognerebbe che i sogni avessero delle regole chiare, una velocità massima come le autostrade. Più di lì non puoi sognare. Ma poi non sarebbero sogni.
Dunque bisognerebbe che gli auguri di un nuovo anno fossero onesti. Reali. I sogni fanno già il loro sporco lavoro. Lasciare che quest’anno sia solo tempo. Non caricarlo di attese. Così se non si scoverà l’amore, non ci si comprerà la macchina nuova, non si farà un viaggio intorno al mondo, non si troverà il lavoro tanto ambito, almeno non se ne aveva una fervida attesa. E sembra poco, ma è la chiave.
Io auguro di vivere, cercare di farlo. Ecco, cerchiamo di farlo.
Così sarà davvero questo l’anno buono.
E magari qualche sogno si avvererà lo stesso.
Roberto