A forza di giocare
Non è che abbia granché da giocarti, in realtà.
Le tasche le senti vuote, vuote come mai prima, e nei tuoi silenzi, in realtà, c’è davvero ben poco da cacciare fuori. Sei sconsolato, fino a qualche tempo fa c’eri tu tra quei tavoli, e la facevi da padrone.
Dentro il palazzo luminoso di neon e lampadari maestosi c’è un gran baccano di chi ha desiderio di cambiare la vita e vuole farlo stasera. Non hai granché da giocarti, è vero, ma vorresti giocare. E allora? Come funziona? Come funziona la vita quando i desideri eccedono le nostre possibilità realizzative? Quando tu vorresti qualche cosa ma non ti basta la vita per averlo davvero? Come si fa?
Tu vorresti entrare, adesso, cambiare più soldi possibile, sederti a un tavolo imbandito di sogni e uscirne ricco, ricco da far sfaceli. Vorresti dimostrare a tutti che l’allenamento, il ragionamento, la pratica, alla fine pagano sempre. Vorresti uscire tra gli applausi. E invece nemmeno puoi entrarci, buffo no? Nemmeno ti fanno entrare.
È che ti conoscono, e chi combina quel che hai combinato tu non passa inosservato. Hai fatto un caos incredibile, ti sei mezzo ubriacato, hai perso tutto. Tutto quello che avevi. E ora sei lì. E ci resti. Resti fuori dal palazzo dove si gioca d’azzardo e azzardi un pensiero, che quello si fa gratis. Pensi che l’importante non è essere il migliore, ma prendere parte al gioco alla pari con tutti. Adesso è questo che ti sembra fondamentale. Hai passato una vita a voler essere il migliore e adesso ti accontenteresti di vedere gli altri giocare. Buffo. Ironico. Accetteresti anche regole diverse, ripartiresti da zero, da zero veramente, giocheresti in piedi, con una mano sola. E invece nemmeno ti fanno entrare. E invece nemmeno ti puoi lamentare. Cerchi di cogliere da fuori gli umori del silenzio, le voci accelerate, qualche urlo. Cerchi di prender parte a distanza a quel che fino a ieri era la tua vita, la vita che volevi.
Non è davvero in gamba il giocatore che vince sempre ma quello che sa quando è il momento di smettere di giocare. Nel bene e nel male. Quello che sa che non si vince per sempre, e che non è mai il caso di perdere tutto. Quello che si ferma quando le tasche sono piene, o non del tutto vuote. Tu non hai saputo farlo. Hai giocato fino alla fine. Fino a quando persino il cuore ti pregava sommessamente di smetterla, di ritirarti, di andare a letto.
Smettila. Smettila vecchio mio. Ora non puoi giocare più. Hai smesso. Hai dovuto. Ora non importano regole, non importano amori, non importano persino sogni. Non hai più quella dimensione in cui ti esprimevi a pieno e il resto ti sembra sciocco. Cosa ne è di un giocatore senza il tavolo verde, di un nuotatore senza il mare, di un uccello senza il cielo? Cosa ne è?
Vorresti fare molto adesso, ma forse è troppo tardi. Vorresti fare molto in poco tempo. Vorresti avere il tempo per fare molto. E vorresti avere molto da fare in tempo. Colmare il gap di ciò che è stato, per farlo diventare ciò che sarà. Vorresti comprimere i giorni come bottiglie vuote. Vorresti correre, vincere, fare una partita dopo l’altra, fino a tornare su, tra quelli accolti dentro a quel palazzo con sorrisi e reverenza.
Da dove si riparte quando cambia lo sfondo? Un conto è perdere qualcuno, un conto è perdere qualcosa, un conto è perdere se stessi. Ecco, da dove si comincia a ritrovarsi? Da dove si comincia a cercarsi? Di certo non da lì dentro, questo l’hai capito. Tu lì dentro non ci sei più. E non ci sarai. È un fatto che riguarda la vita, non certo una scelta. A volte cambiano le regole del gioco, a volte cambiano proprio i giochi. Tu devi trovare un gioco nuovo, che ti appassiona, che ti rende uomo, che ti rende felice.
Esiste. Ecco cosa ti rassicura davvero. Quel gioco esiste. Devi solo trovarlo. Entrarci dentro. Sentirlo addosso.
Ti volti. Se resti immobile qui è sicuro che non lo troverai mai. Le voci dalle finestre illuminate non si abbassano, ma tu le senti più lontane. Ci sarà altrove un luogo in cui giocare, con le persone che ami. Con le persone che ti amano. Ci sarà dentro te un nuovo stimolo, perché quello è la vita. E perché in fondo, smettere di vivere adesso, solo per qualche difficoltà, solo per qualche errore, sarebbe perdere al gioco più importante.
Roberto