La luce che c’è alla fine (e all’inizio) dei tunnel
Eccomi qui ed eccoti lì.
Io a folle velocità e tu immobile. Io stanco, tu indifferente. Io un po’ intristito da questo vagare sterminato, intermittente, senza grosse gioie. Tu lì, così, ad aspettare che ti passi dentro, che ti passi addosso, e corra via.
Ti vedo, finalmente. E lo scorgerti ha più senso di una speranza. Ha più senso di un progetto e di una folla di gente che applaude divertita. Scorgerti, adesso, dopo tutto questo tempo, dopo questo sudore, e queste mani ruvide, dopo questo fiato corto e queste emozioni ovattate, ha molta più importanza di tutto il cammino fatto, dei percorsi che ho coperto, delle strade che ho segnato, per arrivare qui. Vederti laggiù è terapia. Perché il passo riprende vigore, la pelle colore, il cuore energia. E perché sei la fine, per forza, di tutto questo. Sei manciata di riso ai matrimoni, sei l’ultima goccia di pioggia dei temporali, sei fiore in un dirupo.
Sai, non pensavo di arrivare. Lo so, in fondo, non andrebbe detto. Piace molto di più, oggi, la persona forte, quella che divora chilometri come fossero passi, e non si ferma mai, e non versa lacrime, e non ha tempo di emozionarsi, e non ha tempo di coltivarsi, e non ha tempo di vivere. Lo so, non andrebbe detto. Dovrei dire che sto semplicemente tagliando traguardi, che sto tranquillamente collezionando obiettivi, che sto naturalmente raggiungendo risultati. Dovrei dire che era tutto previsto, anche la fatica, gli spasmi, i dolori, gli imprevisti, persino quelli. E dovrei dirti che adesso mi viene da ridere perché sta passando tutto questo. Sta passando anche questo.
E quel pensiero folle, quel pensiero che viene a tutti in situazioni così, quel pensiero che tu, luce alla fine del tunnel, non esisti, o potresti non arrivare più, l’ho avuto anch’io. E me ne vergogno. Perché è stato il pensiero più sciocco che ho fatto in tutta la vita. Qua finisce tutto, vedi? E vivo, adesso, nel sottile piacere della convinzione che non passano solo le gioie, non passano solo i sorrisi, ma anche il dolore, anche i malintenzionati tormenti del cuore. E mi consola, in un mondo che muta, sapere che ad andarsene via non sono solo le cose belle. Se deve proprio cambiare, che cambi tutto.
Invece te lo dico: non pensavo di arrivare. Manca sempre troppo quando manca ancora tanto. E ho avuto folli tentazioni, idee di cui mi imbarazzo, vanità. Ha avuto più rimbalzi il mio cuore che una palla lanciata da un grattacielo. Andavo avanti. Sospinto da cosa non so. E non sapevo nemmeno se fosse davvero avanti la direzione che seguivo. Non ci sono indicazioni nei tunnel della vita. E ci si perde. Ci si perde fin troppo facilmente. E si prova paura, si provano demotivazione, rimpianto, desiderio, spossatezza. E quel tunnel sembra non finire mai, mai. Sei dentro, coperto di buio, e di umidità, e tiri a indovinare dove andare senza certezze, finché non ti si incontra.
Ora che ti vedo comprendo che ho inseguito la luce. E sono ansioso di venirne fuori. Di farmi esplodere addosso i raggi del sole che dimentico. Perché non è vita questa qui, ma solo una sua appendice. Solo un settore, un frammento. Ma quando ne sei impregnato ti sembra che sia tutta lì la vita. Non ci sia altro. Non ci sia nulla.
Siamo strani. Tutti. Dimentichiamo il sole ad ogni temporale, dimentichiamo il mare su ogni breve collina, dimentichiamo il cielo in ogni stanza, e l’amore ad ogni delusione. Dimentichiamo di vivere ad ogni piccola morte che ci rende vittime, e dimentichiamo la gioia ad ogni lacrima.
Dimentichiamo la luce in ogni tunnel, la luce alla fine del tunnel. Invece poi compaiono, il sole il mare il cielo l’amore la gioia, e ci sentiamo sciocchi. Sciocchi anche per il modo in cui abbiamo vissuto il dolore, con quella problematica durevolezza, temuta irreversibilità, e poco orizzonte. Forse la consapevolezza che qualcosa, qualsiasi cosa, passerà, a volte aiuta. Invece noi dimentichiamo anche quello.
Ecco, sei comparsa anche tu adesso, ologramma perfetto, all’orizzonte. E torno a vederlo l’orizzonte. E l’orizzonte è luce. Luce alla fine del tunnel, luce all’inizio di un altro tunnel che seguirà. Perché anche tu passerai, lo so, non dimentico, però adesso ti aspetto fremente come un bambino aspetta il Natale.
Roberto