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Ecco l’inizio…

Oggi prende vita questo blog. Perchè oggi? Perchè un blog?

Andiamo con ordine, altrimenti iniziamo da subito a fare confusione e a non essere ordinati, e questo sarebbe davvero un pessimo inizio.

Oggi ho deciso di iniziare a scrivere, perchè finalmente questo blog ha trovato una sua dimensione e una sua collocazione, oltre a una veste grafica sobria ma carina. L’idea però viene da lontano e risale allo scorso luglio, quando ho ricevuto dalla mia casa editrice le copie di anteprima del mio romanzo d’esordio. Mi son detto: e perchè non creare uno spazio in cui poterne parlare? E in cui, poi, poter dire, scrivere, condividere? Ho avvertito la necessità di uno spazio dinamico. Un luogo in cui poter entrare e scrivere di ciò che in quel momento mi passa per la mente, per condividerlo.

Questo sarà quel luogo, almeno nei miei propositi.

Quando inizia un’avventura c’è sempre un po’ di fremito. Un fremito dovuto ai dubbi su come essa possa in qualche modo inserirsi nell’esistenza già pregna di impegni, appuntamenti, scadenze. Già, all’inizio pensavo a qualcosa di iperaggiornato, puntuale, quasi quotidiano nella sua attività. Poi ho compreso un concetto fondamentale. Non occorre che ci sia maniacalità perchè non è certo questo termine un sinonimo di piacevolezza o efficienza. Un Blog è un luogo personale e come ogni interiorità viaggia in tempi e velocità proprie. Insindacabili. Indiscutibili.

Il titolo. Diario di un disequilibrio. Che titolone! E che vuol dire? Che cos’è un disequilibrio?

Il diario di un disequilibrio è il diario di una qualsiasi esistenza. Altalenante. Precaria. Il disequilibrio è equilibrio nella mente di chi lo vive, è una vita che si crede immobile, statica, priva di movimento, salda al suolo. Che invece balla sul filo dell’imprevedibile, continuamente, senza ragione apparte quella d’essere esattamente quello che è: una vita.

Perchè percepiamo fermo ciò che si muove? In fondo, in ogni nostra esistenza potrebbe da un momento all’altro accadere qualcosa che la stravolga per sempre, un dolore insopportabile, una gioia esplosiva. Perchè noi viviamo nella nostra abitudinaria certezza che non sarà così? Che ci alzeremo domani e dopodomani, che avremo disponibili tutti e trenta gli anni previsti per pagare un mutuo, tutti gli amici a cui abbiamo dato noi stessi? Cos’ha dentro l’uomo, quale peculiarità, che gli fa dimenticare la precarietà di fondo della sua condizione? Perchè vive come senza pensare alla morte pur sapendo razionalmente che morirà?

E’ una cronaca “sentimentalizzata”, un romanzo di una qualsiasi vita, nel caso la mia, nei suoi tratti fondamentali e più pubblici. Perchè ogni vita è una “stabilità precaria”, un equilibrio che va e che viene e che, quando è equilibrio, vale la pena d’essere vissuto.

A presto,

Roberto

“La grandezza di un uomo si misura in base a ciò che cerca”

 

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