Finzioni che funzionano
Rete 4 e una rete Rai sul digitale terrestre. Se ne parla, ma non accadrà mai.
C’è solo questa necessità della sinistra italiana di dire e fare qualcosa di concreto contro Silvio Berlusconi. Di farlo adesso, che possono. Di rendere manifesto agli elettori di sinistra che “ora”, col sedere sulle poltrone che contano, non lasceranno che Berlusconi e combriccola facciano sempre tutto ciò che vogliono. Poi, alla fine, succederà qualcosa, un imprevisto prevedibile, un freno, una catastrofe, uno scandalo, e tutto puntualmente rimarrà com’è.
A cosa serve allora tutto questo parlare a vanvera di riforme se è così palese che non si hanno la forza, la maturità (forse anche l’interesse) a rendere concrete tali riforme? Berlusconi, dal canto suo, sa bene che questi provvedimenti non saranno mai davvero realizzati, eppure è il primo (già lo fa di suo di solito e senza ragione) a vittimizzarsi per persecuzioni ad personam, soluzioni non democratiche del conflitto d’interessi, e chissà quali altre fandonie.
A cosa giova questa giostra di domande e risposte, di accuse e difese e controaccuse, se a conti fatti non conduce da nessuna parte? E’ questo il dibattito politico costruttivo che ci si augura possa far decollare le sorti dell’Italia?
Forse sarebbe il caso di lasciar perdere tutto. Concentrarsi sulle opere infrastrutturali, sul cablaggio delle zone ancora prive di connessionia banda larga, sulle grandi opere. Essere la sinistra per davvero, come dice Beppe Grillo, senza perdersi in rivalse contro Berlusconi, rivalse inutili per il paese.
In sostanza, però, resta sul palato quel sapore acre di rivalsa inutile, non quello dolce di seria progettualità di un sistema radiotelevisivo maturo. Pronto, perchè no, ad affrontare e oltrepassare le frontiere del futuro. No, questo non c’è. E dispiace per chi, come me, cerca di appartenere ad un settore sempre meno definito e più difficilmente percepibile. E’ triste, me ne rendo conto, a 25 anni avere poca fiducia e speranza in un futuro più seriamente condiviso, più di tutti. Sarebbe bello che, chi è preposto a rappresentarci, chiudesse le tasche, si scordasse dei propri interessi personali, operasse nel bene della comunità. Utopia.
Come si può del resto avere questa speranza in un paese in cui l’informazione è filtrata in questo modo? Io il servizio delle Iene sui parlamentari che si drogano voglio vederlo! Perchè devo essere privato di un mio diritto all’informazione? Perchè non devo sapere cosa combina chi ho votato a rappresentarmi e che magari voterò ancora? Perchè posso solo attendere che tutto ciò cada nel dimenticatoio come ogni notizia che esce dalla nostra agenda informativa? E’ questa l’informazione?
Violazione della privacy. Questa l’accusa supposta. Ci posso stare. I metodi usati dalle Iene rasentano l’inganno. Ma da qui a ritenere che, adesso, sono addirittura le Iene a dover essere processate e giudicate, mentre i parlamentari, a tutela della loro privacy, escono puliti da una statistica incresciosa di presenza di droghe in Parlamento, beh, mi sembra esagerato. Le Iene hanno diritto di cronaca, forse va contestato loro solo il metodo. I parlamentari legiferano contro l’uso delle stesse droghe che prendono. Non mi sembra difficile cogliere la differenza.
Ho notato la velocità fulminante con cui il garante della privacy è intervenuto nel sequestrare il servizio e metterlo agli atti. Lo stesso Garante fantasma che in tante altre occasioni è stato chiamato a gran voce a intervenire. Senza ottenere risposta. Perchè?
Ora aspettiamo di dimenticare. Dai giornali già è sparito tutto. Un po’ come l’influenza aviaria, che non si sa dove sia finita. O sono guariti i polli o forse quelli non erano gli unici polli della vicenda.
Aspettiamo la prossima legge contro l’uso di stupefacenti. Per applaudire alla sfacciataggine.
Roberto