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Vigilia di una partenza (l’ennesima)

L’alba e il tramonto hanno lo stesso colore. Lo stesso.

Quel rosso e quell’azzurro che lentamente si abbracciano, che involontariamente si fondono. Una partenza è un’alba. O, in un’ottica diversa, forse un tramonto. Tanto è lo stesso, o quasi.

In questo momento la calda sensazione che non c’è tempo di prendersi a parole, di coricarsi calmi, di respirare. In questo momento solo l’assurda rincorsa di tenui e opachi disaccordi.

Di ieri solo ricordi e un souvenir di stanchezza, tanto da tenerne conto. Domani orizzonti, vicini e irraggiungibili come ogni orizzonte. Anch’essi poco chiari, sbiaditi, quasi assenti.

In mezzo questo breve Viaggio a Lisbona. Una parentesi troppo breve per contenere tutto. Grande abbastanza per metterci qualcosa dentro. Un’esperienza giusta al momento sbagliato. Non so se è possibile. Forse no. Ma a me sembra sia proprio questo.

Un pensiero solo. Al ritorno. Che come ogni ritorno è alba e tramonto. Anch’esso alba e tramonto.

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Quale voce viene sul suono delle onde
che non è la voce del mare?
E’ la voce di qualcuno che ci parla,
ma che, se ascoltiamo, tace,
proprio per esserci messi ad ascoltare.

E solo se, mezzo addormentati,
udiamo senza sapere che udiamo,
essa ci parla della speranza
verso la quale, come un bambino
che dorme, dormendo sorridiamo.

Sono isole fortunate,
sono terre che non hanno luogo,
dove il Re vive aspettando.
Ma, se vi andiamo destando,
tace la voce, e solo c’è il mare.

Le isole fortunate – Fernando Pessoa

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Roberto

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