Narrativa o letteratura?
Come fa una serata tra amici, con partita a bowling compresa, a trasformarsi in una discussione su cosa differenzia la narrativa dalla letteratura?
Quale percorso porta a valutare cosa sia la poesia? Come si arriva a parlare di quanto debba dare un libro che ti lasci segni dentro come un aratro nei campi brulli? Di quanto la pittura e la scultura possano avere in comune con la scrittura?
Non chiedetemelo. Però vi assicuro che è possibile.
C’è qualcuno che insiste sulla necessità che il buon libro ti “passi attraverso”, che ti entri dentro e fuoriesca dall’altra parte, lasciandoti residui di fremiti, emozioni, addensamenti di vita. Insiste sulla completezza di un mondo, sulla cornice che inizia da un angolo, fa tutto il giro del quadro e si chiude dall’altra parte. Dentro, un universo completo. Chiuso. Dettato.
Un altro dice che narrativa e letteratura sono concetti molto personali, che ognuno di noi si crea a seconda delle pagine che legge e di cosa ci trova, dentro. E si diverte a rileggere in età diverse gli stessi libri, per coglierne tutti i caleidoscopici aspetti. Può un libro che ci è stato pressochè indifferente ad un’età, diventare fondamentale qualche anno dopo, o viceversa?
Un terzo distingue un libro di narrativa da uno di letteratura in base a quanto, quel testo, ha rotto col passato, indipendentemente dalla sua bellezza, o dalla sua fluidità. Solo per la sua capacità innovativa. Per il suo slancio di novità, per la sua forza trascinante. Per il suo essere momento preciso di espressione stilistica, attimo di pura emozione codificata in parole.
Alla fine ci si rassegna. Ognuno resta della sua pallida idea (che poi forse è per tutti, più o meno, la stessa).
Si decide che le briciole di una serata non sono sufficienti.
Se ne parlerà, la prossima volta, tutti insieme, con calma. Resta sospeso in aria solo un soffice senso di inappagatezza. Per non saper esprimere come si desidera ciò che si pensa sulla letteratura. Sulla sua potenza. Sulla sua inspiegabile violenza coinvolgente.
Che non ha spiegazione, ma esiste. Che non ha ragioni, ma contagia.
Roberto