Scrivere di noi, senza saperlo
Fatico a trovare le parole per parlare del modo in cui parliamo di parole al Laboratorio di Scrittura creativa che porto avanti da cinque anni e che, come ogni anno, di questi tempi, giunge al termine.
Si tratta di un momento unico, perché all’improvviso tutte le fatiche e gli inciampi di mesi e mesi di occhi, silenzi e malinconie, dubbi e abbandoni, sembrano combaciare in un unico disegno sensato.
Non è la fine di niente, eppure sembra la fine di tutto. Creare storie significa lasciarle andare, concedere loro la libertà di andarsene in giro. Tipo come con i figli.
E quando le vediamo pronte ad andare, ci ripaga di tutto. Certo che ci ripaga.
Una storia che non c’era e che invece, adesso, grazie al lavoro, all’impegno e alla dedizione, c’è.
Esiste.
E parla di noi, in quel modo compiuto in cui parlano di noi gli amici buoni, che ci conoscono talmente da vedere anche l’invisibile.