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Le parole degli altri

Il primo post del nuovo anno lo dedico alle parole degli altri.

Le parole degli altri, senza eccezione, quelle che talvolta ti ritrovi sul blog e non ne sai il motivo, parole dure, offensive, brutte, senza alcuna ragione d’essere, che nascondono una rabbia che non pensavo potesse esistere. Parole che hanno violentato l’intimità di un luogo, questo blog, che è pubblico e che confondere con l’ultimo teatrino di periferia non è cosa che voglio. Parole fuori luogo, inutili, di una volgarità e di una falsità che all’inizio mi hanno fatto andare su tutte le furie, sono sincero. Ho pensato a cosa dover fare, come farlo, come tutelarmi.

Poi ho pensato che il miglior modo per tutelarsi è continuare a vivere così, come ho sempre fatto. La gente, in fondo, non ha bisogno di parole dette a vanvera o per ferire e creare problemi. La gente ha bisogno di fatti. E se qualcuno esprime la sua opinione è il benvenuto, ci mancherebbe, ma deve avere almeno la compiacenza (o il coraggio) di firmarsi, specialmente quando scrive cose di una volgarità tale che lasciarle sul blog non mi è stato possibile.

Non sarò certo io ad insegnare qualcosa a qualcuno. Chiunque abbia scritto qualcosa di simile non può certamente avere nemmeno la delicatezza e la sensibilità di capire che il privato è ben diverso dal pubblico, e non va confuso, e che sparare a zero su persone che non c’entrano nulla non serve mai, specie quando si dicono frasi false e che coinvolgono terzi. Sarebbe il caso di parlarne se si avesse il coraggio di farsi avanti, ma forse è meglio rimanere nell’ombra, fare gesti di questo tipo, inveire, piuttosto che affrontare altri occhi e altre bocche.

Mi meraviglio. Come si può non capire? Come si può arrivare a fare gesti simili? Chi ha letto il commento ha parlato di sentimenti negativi verso di me. Mah. Io non ci credo. Che io ricordi non ho fatto male a nessuno. O forse uno scherzo. Ma non è certo questo il tipo di scherzo che fa una persona intelligente.

Il sentimento di rabbia, che ho avuto all’inizio, quella voglia di fare qualcosa, di tutelarmi, di cercare il responsabile di quanto letto è morto così. Ho capito che è bene non fare nulla, l’ho capito quando, ieri sera, davanti allo specchio mi sono sentito migliore.
E chi ha voglia di parlare lo faccia adesso, in risposta a questo commento, con un pizzico di vigliaccheria in meno, firmandosi come tutti gli uomini che possano dirsi tali.

Buon anno,

Roberto

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