Le parole che non ho
Vorrei sapere che cosa sta succedendo intorno.
Vorrei sapere se è così facile diventare un altro, se è così naturale prender la forma del recipiente che frequentiamo. Non lo so. O se è difficile restare chi si è, una goccia nell’azzurrità. Non ho parole.
Vorrei sapere dove finisce tutto l’amore che rifiutiamo, i fiori che fingiamo di coltivare e calpestiamo mentre sbocciano. Le caramelle incartate che avremmo voluto mangiare insieme. I letti da disfare. I figli da cullare.
Dove sono gli amori che perdiamo per strada, che finiscono nelle cunette della vita, che ci sono e un attimo dopo scompaiono? Dove sono l’amore che ricordi e quello che dimentichi? C’è un posto dove si danno la mano e fuggono via nell’universo delle eventualità di un’esistenza? Dov’è quell’amore qualunque che ti nasce nel cuore in un giorno banale e, all’improvviso, si ruba tutte le parole che conosci per descrivere l’amore? Esiste un rifugio per l’amore? Un rifugio per le tempeste della vita?
Non so dove ha senso che finiscano i dolori che fanno lacrimare il cuore. Quelli che bussano la sera alla locanda dell’anima e che non puoi tenere fuori, perchè la locanda dell’anima una porta non ce l’ha. Nè un tetto, nè pareti. I dolori degli amori che avevi. Quei dolori che arrivano e ti sembra di conoscere ma che, in fondo, parole per descriverli non ce l’hai. O un nome, per chiamarli. O brividi, per sentirli.
Le parole che non ho le sto pensando. Penso agli occhi di chi vorrebbe darti la vita, di chi vorrebbe lucidarti il cuore, amarti i polmoni, lustrarti la pelle. E poi prende il primo treno e non lo vedi più. Che valore hanno quegli occhi lì? E le parole sussurrate? E le promesse disilluse?
Ci sono sere, come questa, in cui le parole che non ho mi fanno paura. Le parole che non uso, che non conosco, quelle che mi mancano per spiegare che succede, certe volte, nel cuore. Nell’anima. Nel quadro che dipingi da anni con attenzione e poi all’improvviso ci passi sopra una pennellata rosso fuoco, e devi ricominciare.
E magari invece di una natura morta inizi ad abbozzare un paesaggio sterminato.
Roberto