“…e confondo i miei alibi e le mie ragioni”
Confondo i miei alibi e le mie ragioni.
Utilizzo questa frase del grande De Gregori, perchè di meglio non ne trovo ad esprimere ciò che c’è, dentro di me, di questi tempi. Oggi ho consegnato la mia bozza definitiva di Quando torna, che uscirà a giugno per i tipi di Robin Edizioni. E questa è una parentesi che chiudo subito e su cui tornerò nei prossimi giorni.
Perchè i mie alibi? Perchè quando una persona si ritrova da qualche parte non è sempre un traguardo, o un’ambizione, o una volontà. Talvolta è un caso. Talvolta fai i conti con certi numeri e te ne scordi altri, ti ritrovi un risultato sfalsato, inutile. Hai fra le mani risultati che non ti servono a niente se non come alibi, appunto, per te stesso, in quelle sere in cui è troppo semplice sentirsi smarriti, quando i nord sembrano troppi e le stelle polari migliaia. A volte ti guardi intorno, osservi quelle facce che ti sono accanto da decenni, e ti senti solo. E quando ci si sente soli è il caso di guardarsi dentro, domandarsi se è per scelta o per errore, se è per voglia o per abbandono. Ed è un alibi sentirsi solo, un alibi di ferro, direi.
Perche le mie ragioni? Perchè ne ho. Perchè talvolta si è sfiniti di fronte a certi atteggiamenti retorici. Perchè uno ci mette pure il cuore e l’anima che non ha e si ritrova sempre lì, immobile. E allora forse sarebbe meglio lasciarsi andare, vivere alla deriva, smetterla di prendersela così tanto. Forse sarebbe il caso di smettere di contare, di smettere di far caso a chi ha torto, a chi ha ragione. E smettere pure di rincorrere felicità che abbiamo sull’uscio di casa. “Ci si dimentica di essere felici”, ho letto da qualche parte. E la ragione che voglio è proprio quella che mi giustifica, talvolta, dal dimenticarlo.