Quando torni da Bergamo
Il ritorno da Bergamo e la settimana seguente sono stati tutt’uno.
E’ stata una bellissima e importante esperienza, sebbene la partecipazione di pubblico poteva obiettivamente essere superiore. Però ho notato un pubblico molto partecipativo, una struttura che funziona a meraviglia, un interesse di fondo per gli autori emergenti che mi ha molto colpito e mi ha lasciato sul palato una di quelle dolci sensazioni che fanno piacere.
Colgo l’occasione per ringraziare Alessandra (responsabile della Biblioteca di Osio Sopra), l’Assessore Silvia Canova e quanti sono intervenuti alla presentazione in particolar modo Sara e i suoi bambini. Li ringrazio per l’ospitalità, per la presenza, per il calore.
Potete vedere qualche foto qui.
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Qualche parola su Quando Torna, che qui si rischia di dimenticare che sta per uscire.
Ho paura. Non paura di un fallimento, figuriamoci. Non credo ci debba essere qualcosa da dimostrare, in questi casi. Credo piuttosto che ci sia qualcosa da dire. Quando torna è un libro strano, è nato strano. E’ un ricordo. Solo quello. La storia di un ricordo. E come tutti i ricordi è a meta tra quello che è accaduto e quello che ci sembra. E poi il protagonista ha 83 anni e tanta tanta voglia di vivere, qualche rimpianto, una pipa spesso accesa e un passo fin troppo ballerino.
Ecco. Pian piano è diventato un amico, e quando racconti la storia di un amico non puoi non essere di parte, aldilà di ogni buon proposito. Dunque, quel che spero è che il ricordo di Fernando Zelante, il protagonista, giunga come monito o solo come racconto, a tutti quelli che dell’amore hanno nostalgia.
L’amore quello che vuoi legarti gli occhi, solleticarti i palmi, quello che ti rigiri sull’erba, ti stringi il petto. L’amore di quando l’amore non era qualcosa da fare soltanto, ma qualcosa da prova, innanzitutto.
E allora Fernando abbi un po’ di pazienza e fra un po’ la tua storia sarà di tutti.
A presto,
Roberto