La copertina
Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull’effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All’incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito.
Joel Dicker – La verità sul caso Harry Quebert
Come si sceglie la copertina di un libro?
Intendo un libro che hai scritto tu e che, quindi, vuoi proporre a chi ha la voglia, il desiderio, la sfrontatezza di leggerti.
Le sette volte prima di questa, in cui il mio nome è andato a finire sulla copertina di un libro, da autore o da curatore, ho sempre scelto, suggerito, commissionato l’immagine, l’illustrazione, il disegno che poi è diventato la cover dell’opera.
Stavolta no. La redazione mi ha chiesto suggestioni, impressioni, qualcosa che ispirasse la grafica che si sarebbe occupata della realizzazione della copertina. Ho scritto una mail, ho cercato di portare alla luce quel che a me la stesura e la rilettura di questo romanzo avevano provocato. Mi piacerebbe riportarvi qui quella mail, ma per essere efficace ho dovuto spoilerare un sacco di cose, e non è il caso di farlo qui.
Quel che posso dire è che, dopo qualche giorno, mi arriva un file con tre proposte, tra cui sceglierne una. Eccolo qui a destra.
La prima sensazione che ho avuto è stata di rifiuto verso la numero 3, perché, sebbene da me consigliata tra le varie suggestioni, la stanza d’albergo con una valigia sul letto è quella che meno si addice ai fatti del libro e allo sviluppo psicologico del personaggio principale. Quindi l’ho scartata.
Delle prime due, non sapevo quale scegliere. Mi piaceva da matti la n° 2 ma la percepivo incompleta, o un pochino piatta. La n° 1, invece, era la più coerente con la storia e con le scene che nel libro si ripetono spesso, di quest’uomo che si reca in un bar del centro di Roma, ma la sfocatura dello sfondo, secondo me, si prestava poco ad una cover che deve innanzitutto catturare un lettore per la definizione chiara e limpida di una situazione o di un oggetto o di una persona.
Ci siamo confrontati molto e alla fine abbiamo deciso di fare un tentativo: cambiare il colore dell’ombrello della proposta n°2 in un colore più acceso. Rosso, tipo. E il risultato, qui a destra, ci ha subito convinti.
Rimaneva, però, un profondo sentimento anche per la proposta n°1, così rappresentativa delle atmosfere del libro, e, alla fine, abbiamo deciso di metterla come sfondo in quarta di copertina.
Il risultato è quello qui sotto.
Bello, vero?