Il progetto

 

I ragazzi nascondono lacrime sospese
come gatte gelose dei figli
hanno un bagaglio di speranze deluse
come onde che si infrangono sugli scogli
hanno un mondo che avete storpiato, tradito, massacrato,
hanno un piccolo fiore dentro, che c’è da chiedersi com’è nato. –
R. Vecchioni (Comici spaventati guerrieri)

 

In questa sezione riporto un piccolo storico di interventi apparsi su questo sito e qualcuna delle e-mail inviate agli autori interessati al progetto, nel corso di questi mesi in cui “Scrivimi di questo tempo” ha preso forma, dimensioni, colore.

Le riporto come un percorso, all’interno del quale camminare, per avvertire sia lo spirito molto coinvolgente, sia la genuinità che c’è e c’è stata alla base di tutto quanto. Perchè mi sembra un pregio, una qualità, un motivo d’orgoglio.

Gli interventi sono in ordine cronologico e hanno un titolo che sintetizza il loro contenuto.

Buona lettura.

Roberto


——–19 dicembre 2007 – Email——–

IL SASSO NELLO STAGNO

Caro autore,

[…]L’idea è quella che ti ho già sommariamente esposto. Raccolta di racconti, di un numero da definire a seconda del loro valore, variabile tra dieci e venti. Le tematiche sono quelle più strettamente legate al presente, ovviamente sono infinite… posso farti qualche esempio. Terrorismo, immigrazione, globalizzazione, riscaldamento globale, inquinamento, ingegneria genetica, droga, alcolismo giovanile, deriva dei valori dello sport (doping, …), relazioni attraverso internet, …
Il primo racconto che mi è arrivato e stiamo valutando, ad esempio, parla della Sindrome di Peter Pan, l’eterno ragazzo che si diverte ogni settimana con una donna diversa e si sente fiero delle sue continue prede, finchè non incontra una che gli fa girare la testa, da cui riceve emozioni mai provate prima… ma è una come lui, una Peter Pan che non vuole crescere e lo molla come lui tante volte ha fatto prima.

Ora, quel che mi preme precisare è questo. EdiLet pubblica solo romanzi, racconti, poesie, saggi di qualità. E’ una scelta dell’editore e a questo io devo solo attenermi, senza aver nessuna voce in capitolo. Quello che invece posso dire è che le tematiche sono aperte anche alla tua creatività. Una ragazza, ad esempio, ieri mi ha chiesto se era possibile parlare dell’anoressia. Era un tema a cui non avevo pensato, ma in un certo senso è molto adatto. Dunque le ho dato carta bianca.
Capisci qual è lo spirito di questo progetto? Deve prendere forma attraverso le idee di tutti, solo così alla fine sarà un vero e proprio caleidoscopio della nostra realtà. Non può e non deve partire solo da me, nè essere imposto dall’alto, siamo noi, giovani, che scriviamo di noi. Tutti i temi devono essere trattati sotto forma di racconto, non articolo di giornale, nè saggio e possono oscillare tra le 3 e le 8 pagine di word, times new roman, interlinea 1,5. Ovvio che se il racconto è bellissimo ed è lungo 8 pagine e tre righe va messo lo stesso! 🙂

Non è un concorso questo, è un percorso da fare insieme. […]

Roberto Pallocca


——–21 dicembre 2007 – Intervento su questo sito——–

IL PROGETTO

“Scrivimi di questo tempo” è un progetto nato da poco, in una di quelle sere in cui si è con le persone giuste, davanti a un tavolo, con un foglio bianco, una penna e un bicchierino piccolo piccolo mezzo pieno di qualcosa di forte. Fuori freddo a tagliar le guance, dentro un caldo che le ricuce. Al cuore, intendo.

E all’improvviso l’idea. Tirata fuori come una colomba impigliata in una rete. Un’idea che è nata come scherzo, ma ha preso subito forma, dimensione, colore, profondità. Ed è volata in alto.

L’idea è semplice. Giovani che si raccontano, utilizzando lo splendido strumento della parola scritta. Giovani che giocano ad uscire allo scoperto, giovani che sanno di esser giovani, e non esserlo per sempre. E sanno che, ora, solo ora, tocca a loro vivere la stagione della vita in cui è ancora lecito parlare di futuro e sempre poco nostalgico parlare di passato.

Essere giovani oggi, che significa? Quali sono i temi a cui oggi i giovani si sentono più legati? Quelli che temono? Quelli che iempiono i loro pensieri, le loro ansie, le loro gioie?

Questo progetto mira a raccogliere 20 racconti che ruotano intorno al tema dell’essere giovani oggi. Racconti che entrano nella quotidiana urgenza di diventare uomini, come una stanza in cui si entra e si comincia a mettere in ordine. Racconti che sono storie inventate, e forse non del tutto. O forse sono sogni, speranze disattese, vanità.

Se sei interessato a partecipare alla selezione, contattami senza remore e ti spiegherò ogni dettaglio di cui necessiti.

Roberto


——–22 gennaio 2008 – Email——–

L’IMPAZIENZA
Cara […],
immagina che tu abbia in mente un progetto. E immagina che a un certo punto tu dica “ok, lo tiro fuori e vediamo che succede”. Immagina che succeda qualcosa di imprevedibile. Mandi una mail a chi conosci e a pochi contatti che hai in rubrica e in venti giorni ti ritrovi più di 120 racconti da leggere, catalogare, […]. Immagina che a ognuno questi racconti è ovviamente legata una persona, che ovviamente per me è la cosa più importante, molto prima dello scrittore. E che dunque voglio dedicare la massima attenzione a tutto (perchè lo merita), non abbozzare risposte idiote.
Immagina che i racconti continuino ad arrivare senza vedere la luce… insomma, ci siamo, stiamo per leggere anche i tuoi, ti chiedo solo qualche giorno di attesa… […]
 

Roberto


——–14 marzo 2008 – Intervento su questo sito——–

 

QUANDO SI VEDE IL TRAGUARDO

Il progetto “Scrivimi di questo tempo” volge alla conclusione.

In circa 2 mesi sono arrivati nella mia mail più di 200 racconti, oltre ogni più fervea immaginazione. Si è trattato di un inseguirsi di contatti, un inseguirsi di parole. C’è stata paura, c’è stato fermento, talvolta voglia che si tagliava come pane e lasciava briciole, certezze che non esistevano, timori che saltellavano. C’è stato persino un sentimento negativo: quello di non farcela.

Alcuni racconti mi hanno lasciato in silenzio, altri mi hanno fatto riflettere, alcuni li ho riletti ripetutamente, alcuni non li ho finiti. Paura. Paura di esserci finito dentro con le scarpe, coi vestiti, col cervello. Una varietà di temi notevoli, alcuni non li avrei pensati neppure sotto tortura. Attimi di malinconie, attimi di gioie. Poi la fine. All’improvviso. Come un quadro che inizi a dipingere dal centro e non sai fin dove arriverà, perchè i confini di quel progetto non ti interessano, ti interessa solo che ci sia, e che proceda per come ce l’hai in mente. D’un tratto, con le mani sporche di colori, ci piazzi una bella cornice e lo appendi al muro. E ti accorgi assurdamente che doveva essere proprio così, perchè solo finendo in quel punto esatto ha raggiunto il senso che avresti voluto avesse. Nè troppo in là, nè troppo in qua.  Ma lì dentro quelle quattro strisce di legno.

Bene. Quel progetto, questo nostro progetto, adesso ha una forma. Adesso ha un contenuto. Adesso ha persino una consistenza. Mancano dettagli, solo dettagli. Manco solo la copertina, una supervisione di massima, che da al tutto una massima coerenza. E forse manca quel pizzico di sfrontatezza che serve a far schiacciare il bottone “stampa” e portare tutto dove si deve. Manca forse la sfrontatezza degli attimi di follia. Che danno dignità alle idee improvvise, che poi iniziano a esistere davvero.

Prima che questo libro esca fisicamente, e comporti tutta una serie di cose, volevo esprimere soddisfazione per quel che abbiamo realizzato, anzi avete. Per la qualità degli scritti, per quel che verrà fuori. Pensato nei particolari. Un polso della nostra epoca, una foto che non sa sbiadire, un motivetto che ti resta in testa. Qualcosa che non si dimentica. 

Quest’avventura è stata un viaggio vero e proprio dentro la giovinezza di oggi, dentro tutto ciò che per i giovani è importante, tutto ciò di cui ritengono sia giusto parlare. Tutto ciò che dà loro fremito e voglia di viverla, la giovinezza. Qualcosa che resterà a chi sarà giovane dopo di noi, a chi dovrà esserlo. E’ stato un microfono entro cui scrivere di sè, entro cui scriversi.
Nel corso di tutto questo progetto, di fronte alle vostre righe, ho avuto modo di aprire le porte e uscire dall’appartamento dove vivo la mia, di giovinezza, e di comprendere quante, quali e quanto profonde sono le tematiche vicine ad autori in gamba, giovani quanto me. Di respirare i futuri, avvertire le ansie, le preoccupazioni, abbracciare le speranze, condividere le motivazione. Tutto questo è stato per me questo progetto.
E’ stato vivere, prima ancora che raccogliere, leggere, scegliere, parlare. E’ stato vivere.

E allora.

Tu, scrivimi di questo tempo, di oggi, di stamattina, di storie che senti in tram, o nei corridoi di un’università che non hai finito ancora. Scrivimi di te e di ciò che saresti altrove, di loro che non ti amano abbastanza, della società che invece non ti ama affatto. O parlami d’amore, parlami di foglie che ti cadono in mano, di mani che raccolgono le foglie, di tramonti che non esistono se non nei tuoi desideri, e di futuri di cui si parla tanto, ma che poi vanno costruiti. E scrivi, scrivimi di questo tempo. Scrivimi di chi ti passa per le autostrade del cuore, chi ti colora le pareti rosa d’estate e bianche d’inverno. Scrivimi del presente che vivi, del futuro che vorresti. Perchè scrivere è un po’ anche viverlo.

Grazie a tutti i partecipanti, per l’impegno, la professionalità, la serietà e la gioia di esserci… che sembra poco, invece è tutto,

Roberto


——–10 aprile 2008 – Email——–

LA COPERTINA

Cari autori,
le belle idee, come al solito, vengono sempre in ritardo. Ma hanno quella strana peculiarità di arrivare comunque entro il tempo massimo.
I racconti sono tutti (tranne due che provvederò ad inserire entro domani) nella raccolta. Il libro ha una forma, una dimensione, una consistenza. Non nascondo una certa emozione. Sono soddisfatto.
Il primo dei tanti significati di questa mail è condividere con voi il risultato di un progetto che adesso c’è, che adesso esiste. E condividere con voi, lo sforzo, le idee che si accavallano in testa come desideri, che vengono scartate come roba marcia, abbracciate come vecchi amici. Il libro c’è, almeno nel senso in cui lo intendo io. Nel senso di mazzo di fogli dai quali si intravede una forma meravigliosamente compiuta. Ed è bello potervi raccontare tutto questo.
E’ bello dirvi che qualcuno di voi mi ha inviato proposte di copertina con entusiasmo, che però i disegni a livello di tipografia rendono male e devono essere scartati, anche perchè l’editore preferisce fotografie. E’ bello che qualcuno di voi mi abbia chiesto di leggere anche un suo manoscritto che nulla c’entra con la raccolta, che aveva nel cassetto da tempo. E’ bello che uno di voi ha tirato fuori chili di parole stupende, monologhi, racconti, e ha trovato la forza di preparare un libro tutto suo, in uscita dopo l’estate.
E’ bello che uno di voi impaginerà fisicamente il libro, un altro realizzerà la copertina, un altro ancora, magari, curerà altri aspetti che ora ignoro, ma che si presenteranno. Ce l’abbiamo fatta, comunque, ed è meraviglioso.

{mosimage}Torniamo all’idea tarda.
All’idea che appena in tempo si è posata su questo progetto e ha sbaragliato la concorrenza. Uno di voi, tra le proposte di copertina, mi ha inviato quella che segue. Lì per lì è stata presa tra le altre come una semplice proposta, scartata, o messa in stand by nell’attesa di chissà cosa. Adesso posso dirvi che mi è tornata in mente, sostenuta moltissimo da chi, tra voi, già l’ha saputa perchè mi frequenta anche su messenger o nella vita reale: sostituiamo gli occhi nella foto coi nostri occhi. Gli occhi che hanno guardato il nostro tempo, prima di scriverne. Gli occhi che sono alla base delle parole che leggerà chi aprirà il libro. Gli sguardi che sono alla base delle parole. A me l’idea esalta, se poi aggiungiamo il fatto che verrebbe fuori qualcosa di assolutamente originale, che sarebbe qualcosa di nostro, che darebbe a tutto un tocco di assoluto appeal… fatevi avanti con le critiche!

Ho bisogno di sapere se siete d’accordo ed eventualmente ricevere una vostra foto in primo piano, abbastanza ben definita, che verrà tagliata a mò di scheggia di vetro e inserita nella copertina.

Uniche indecisioni… mettiamo un occhio per uno o due? E lasciamo in bianco e nero o a colori?
Aiutatemi…

Fatevi vivi a breve,

Roberto

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