In un’altra stanza
o BREVE STORIA DELLA NASCITA DI UN BLOGC’è un momento esatto in cui la casa in cui viviamo, quella che abbiamo comperato – o costruito – con mille sacrifici e spese, ci sta stretta. C’è bisogno di una stanza in più.Non è questione di abitudine, o di semplice spazio fisico, è questione di spazio adatto a fare ciò che si ha in mente di fare. Puoi avere a disposizione un campo da calcio, ma improvvisamente avverti un interesse smisurato per il nuoto.
Scrivevo
Non capitava tutti i giorni, non ne avevo il tempo. Però capitava spesso, tempo fa. Scrivevo.Non era un semplice rituale, neppure abitudine. Non si trattava di un passatempo, di un hobby, o di un’attitudine che possedevo e che mi consentiva di esistere nel modo più prossimo a quel che avrei voluto. Non saprei spiegare perché si scrive. Si fa e basta.
Disabitato
Dopo una tempesta così violenta, di una splendida città come la tua resta soltanto questo: ricordi.Ti guardi attorno, attonito, e cerchi appigli a quel che c’era, fino a poco tempo fa, proprio lì dove adesso vedi detriti, carcasse di auto, fango. Proprio lì dove il cancello bronzeo del parco è arenato tra i cumuli di ferraglia, i motorini, i cassonetti. Non c’è più nulla.
Queste parole
Le mie parole sono un pozzo. E io ci sono finito dentro.Un pozzo largo, che sembra una stanza matrimoniale, che sembra una sala da ballo. Poco illuminato, ma profondo, profondissimo, umido. Un pozzo che sembra assurdo definire accogliente, ma lo è. Lo è davvero. E ci sono finito dentro mentre passeggiavo nella vita come su un lungomare, strascicando i piedi stanchi di pianure e asfalto.
Quando tornano i conti
I conti tornano quando hai smesso di aspettarli. All’improvviso. Tu hai appena chiuso la porta, ti sei ritirato, fuori pioveva a dirotto, la pioggia batteva sulle imposte, ticchettava sui vetri, bagnava fino quasi alla soglia della tua persona. Sei rimasto lì a guardare, sperando smettesse presto, che avevi molto da fare, ma dovevi farlo al sole.
Volontà e altre simili sciocchezze
Ti manca il fiato, hai corso molto non è vero? Eppure guardi l’orizzonte e lo vedi lontanissimo. Ancora lontanissimo. I polmoni bruciano d’aria gelida, le gambe fanno un male lancinante. Gli occhi non sanno quasi più restare aperti. Ma non sei ancora arrivato da nessuna parte.