In un’altra stanza
o BREVE STORIA DELLA NASCITA DI UN BLOGC’è un momento esatto in cui la casa in cui viviamo, quella che abbiamo comperato – o costruito – con mille sacrifici e spese, ci sta stretta. C’è bisogno di una stanza in più.Non è questione di abitudine, o di semplice spazio fisico, è questione di spazio adatto a fare ciò che si ha in mente di fare. Puoi avere a disposizione un campo da calcio, ma improvvisamente avverti un interesse smisurato per il nuoto.
Apparenza e identità
Non è facile, lo ammetto, spiegare perché in questi tempi di folle rincorsa al mostrarsi e all’esibirsi avverta improvvisamente l’esigenza di silenzio, quiete, raccoglimento.
2013 – Una dichiarazione d’amore
Funziona ancora tutto quanto. Ne sono passati di anni, eppure gira tutto come se fosse il primo giorno. Sei funzionale, efficiente. Mi basti. Non mi lamento. Sembri uno degli ultimi modelli, e invece sei un computer di molto tempo fa.
Inciampi e convinzioni
Ad ogni passo si rischia di cadere. C’è un istante preciso, esatto. Una gamba è sollevata e protesa, l’altra ha appena dato la spinta per quel piccolo balzo in avanti. È adesso. Ora. L’istante è questo. Il passo è in corso, ancora non è stato compiuto, siamo a metà tra dove eravamo e dove saremo. Questo è il momento in cui potremmo finire a terra.
Il tempo migliore di ciascuno
Abbiamo avuto tutto. Siamo i figli del benessere, i nipoti del boom, e non abbiamo conosciuto soste nel nostro processo di crescita, acculturamento, maturità. È stata una gara stravinta la nostra vita, fino ad oggi, senza intoppi. È stata una galoppata trionfante. E adesso siamo uomini.
Circonferenze aperte
Capita a tutti, mi dicono così.Mi dicono che passa, che nemmeno fai in tempo a percepirne il peso e già hai altre storie con cui fare i conti. Mi dicono che è un giorno qualunque, un giorno semplice, alla fine, che non ha spessore ulteriore rispetto alle 24 canoniche ore di tutti gli altri. Mi dicono stai attento, mi dicono non aver paura, mi dicono ricordati sempre di noi, mi dicono dimenticaci. Poi mi guardano in silenzio, qualcuno, il più attento, mi dà una pacca sulla spalla, e dice auguri. Lo dice sussurrando, quasi fosse un segreto. E invece non lo è. Lo dicono tutti che non può essere un…
Il valore e gli occhi aperti
Avessi tempo, parlerei di me. Di quanto si rischia a volte di smarrire la direzione esistenziale come un mazzo di chiavi nelle tasche dei cappotti, come una moneta ricevuta in resto a una colazione al bar. Pensi di averla messa proprio lì, vai a prenderla e non c’è.
C’era UNA volta…
C’era una volta un bambino che ancora non era un bambino, prima di nascere.Aveva solo fretta di farlo, come molti, e ansia di stupirsi di un mondo che, da là dentro, gli riusciva solo di immaginare malamente.
A forza di giocare
Non è che abbia granchè da giocarti, in realtà. Le tasche le senti vuote, vuote come mai prima, e nei tuoi silenzi, in realtà, c’è davvero ben poco da cacciare fuori. Sei sconsolato, fino a qualche tempo fa c’eri tu tra quei tavoli, e la facevi da padrone.
Quasi
LOGORE MEMORIE DI UN GIOVANE CHE ASPETTA UN FUTUROHo quasi trent’anni e dentro me ne sento forse dieci e forse cento. La mia età ha tutto quel che deve avere, i capelli bianchi qua e là, le prime noie, i primi rimpianti che prendono consistenza, gli occhi un po’ più lucidi, ma è solo stanchezza, per carità. Non mi lamento mica. C’è anche tanta vitalità, quasi una casa, quasi un passato già buono per essere raccontato. E sono quasi padre e quasi figlio. Perché non sono ancora l’uno, e non più l’altro. E provo quasi una gioia.
Come si dice addio
Addio. Dico a te, addio. Addio per sempre, che altri addii l’uomo non ne sa dare. Proprio a te che agli addii non hai mai creduto, che hai camuffato tutto dietro altri concetti, altre parole, altre sciocchezze, altri argomenti. Dico addio a te che non hai mai saputo dire questa parola semplice, perché ti sembrava di decidere, di recidere, di uccidere
Si sta facendo sempre più tardi
Si sta facendo sempre più tardi. Sempre più tardi. L’orologio impazzisce, il ventre stretto della clessidra si allarga a dismisura. Si sta facendo sempre più tardi, lo senti chiaramente. Ti guardi intorno, con una piroetta, e vorresti dirti che non è così, ma il mondo ti cambia addosso, ti cambia sopra, ti rovina sulla schiena, ti frana sulle mani. E spesso raccogli cocci di qualcosa che nemmeno ricordi.
Quando tornano i conti
I conti tornano quando hai smesso di aspettarli. All’improvviso. Tu hai appena chiuso la porta, ti sei ritirato, fuori pioveva a dirotto, la pioggia batteva sulle imposte, ticchettava sui vetri, bagnava fino quasi alla soglia della tua persona. Sei rimasto lì a guardare, sperando smettesse presto, che avevi molto da fare, ma dovevi farlo al sole.
Trent’anni, all’improvviso.
All'improvviso fai trent'anni, amico mio. Che ancora sembravano lontani, anche solo un attimo fa, e invece adesso sono sottobraccio alla tua vita. E ci vai a spasso. E allora senza rendermene conto mi ritrovo a scrivere di te e dei trent'anni senza averli mai avuti. Senza sapere cosa sia averne così tanti (pochi non sono) e così pochi (in fondo quanti sono?). E quando finisco di scrivere mi accorgo di aver osato, di aver buttato il piede più in là del passo che so sostenere. Però è per te, eccolo.
Volontà e altre simili sciocchezze
Ti manca il fiato, hai corso molto non è vero? Eppure guardi l’orizzonte e lo vedi lontanissimo. Ancora lontanissimo. I polmoni bruciano d’aria gelida, le gambe fanno un male lancinante. Gli occhi non sanno quasi più restare aperti. Ma non sei ancora arrivato da nessuna parte.